[La violenza] ([1967] - 1978)

Unità

Tipologia: fascicolo o altra unità complessa

Segnatura definitiva: AGF-03.1-012

Il fascicolo comprende documenti di diversa tipologia correlati all’opera di Giuseppe Fava La violenza, scritta verosimilmente tra il 1967 e il 1969 e andata in scena per la prima volta il 2 marzo 1970 al Teatro delle Muse di Catania (nome della sede principale dello Stabile di Catania dal 1969 al 1981) con la regia di Giacomo Colli. Il testo teatrale, già segnalato al premio Pirandello edizione 1968, nel marzo 1971 riceve l’assegnazione del premio dell’Istituto del Dramma Italiano (IDI) quale migliore lavoro teatrale del 1970.
La violenza è la rappresentazione di un processo a carico di presunti mafiosi, accusati tra gli altri dell’omicidio del sindacalista Venero Alicata (ispirato a Salvatore Carnevale, assassinato nel 1955). La ricostruzione giudiziaria e i caratteri dei personaggi – imputati, vittime, testimoni reticenti, magistrati – prendono spunto dallo studio meticoloso di migliaia di pagine di atti processuali riferiti a più vicende del recente passato mafioso. Ciò nonostante, come ricordano le parole dello stesso Fava, riportate nell’opuscolo a cura del Teatro Stabile distribuito in occasione della prima, «la violenza non è un processo di mafia, la mafia è solo un pretesto, una macchina di scena per raccontare la tragedia delle creature umane nel nostro tempo; la violenza ovunque nel mondo, in tutte le sue forme: la sopraffazione, l’odio, l’ignoranza, la paura, il dolore, la corruzione» (ScuriattiM_2014, p. 218).
Il fascicolo, costituito in fase di ordinamento con l’intento di riunificare tutta la documentazione relativa all’opera, è articolato in 7 sotto-aggregazioni prevalentemente formate dallo stesso Fava. Queste ultime si riferiscono essenzialmente a diverse stesure e versioni del testo teatrale, con relativi presentazioni, note e ritagli a stampa.
Soltanto nell’aggregazione intitolata Testo per la rappresentazione teatrale (n.12.5) si trova la frase più nota del dramma tratta dal monologo di Venero Alicata, che infatti venne scritta da Fava appositamente per la rappresentazione scenica e per l’interpretazione di Leo Gullotta: «ma se non si è disposti a lottare, a che serve essere vivi?», poi tramandata oralmente nella variante «a che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?». Il sotto-fascicolo 12.5 si distingue dagli altri anche per la presenza di copie di lettere di Giuseppe Fava al direttore del teatro stabile di Catania Mario Giusti e di una lettera dattiloscritta del regista Giacomo Colli a Mario Giusti.

Consistenza:

1270 carte

Documentazione collegata:

Un’annotazione riguardante aggiunte da apportare a La violenza è rintracciabile in Serie 3, Sottoserie 1, n. 10.8. Alcuni appunti autografi sull’opera si trovano anche nel sotto-fascicolo Appunti per le varie opere teatrali, collocato in Serie 3, Sottoserie 1, n. 16.5.
Diversi articoli concernenti il dramma, apparsi in periodici locali e nazionali tra il febbraio 1970 e l’ottobre 1971, sono conservati in un altro fascicolo intitolato La violenza, collocato nella sottoserie relativa alle recensioni teatrali (Serie 3, Sottoserie 2, n. 2).

Lingua della documentazione:

• ita

Fonti

• ScuriattiM_2014 = Giuseppe Fava, Tutto il teatro. Vol. 1. A che serve essere vivi, Bietti, 2014 (a cura di Massimiliano Scuriatti)

Link risorsa: http://141.94.31.244:8080/fonds/7/units/51